mercoledì 29 febbraio 2012

martedì 14 febbraio 2012

LA GRAMMATICA DELLE ATTESE





Non esistono cifre tonde,
calcoli senza peccato,
numeri  pensati per restare.

Resto ancora un po’ nella confusione,
a piedi uniti,
voltandomi a destra.
Come quando, 
quel giorno,
nessuno piangeva,
se non di gioia.

Se domani mi dicessi che ti dispiace.
Non so se riuscirei a sopportarlo.

domenica 12 febbraio 2012

LA REGOLA DELLA F




Quando un amico ti piscia c’è sempre una ragione. Generalmente, questa ragione coincide con un bipede avente sesso femminile. Di solito, il bipede in parola ha capacità di eloquio. Altre volte, no. Ma questo non è un dato fondamentale.
L’amico che ti piscia ha sempre qualcosa di indifferibile da fare. Deve fare l’alfiere nella partita umana di scacchi che si tiene ogni 5 lustri nel paese del cugino del suocero del suo chitarrista preferito, deve andare a caccia di mammut albini con il fucile a piombini datogli in dono dall’ultimo della dinastia dei Ming(hioni), deve fare la controfigura di Harry Potter al Festival di Canne(s), deve partecipare, con intenti poco sportivi, al Guinnes World Record dei rutti idonei alla rottura della barriera del suono, deve farsi fare i dreadlocks ai peli inguinali da un Jamaicano venuto apposta da Kingston Town, deve fare un provino per cantare nel Coro dell’Antoniano di Bologna, ché da piccolo l’aveva sempre sognato.
In realtà, il tuo estremo, unicissimo e volenterosissimo amico, non vuole assolutamente darti buca. Lui sta lì e ti guarda con i suoi begli occhioni. Vuole solo la libertà incondizionata per fuggire, volare via, come un uccellino, con il suo uccellino. In fondo, come mostrare disappunto per uno che ha intenzione di cantare Il Coccodrillo come faaaa? Non c’è nessuno che lo saaaa? Si dice mangi troooopppoooo, non metta maaaaaaaai il cappottooooooo…
E mai, mai e poi mai ipotizzare che ci sia una f di mezzo. Nella canzone del coccodrillo non ce n’è nemmeno una.

martedì 7 febbraio 2012

IL PRETESTO DI PREGARE, PRIMA DI ANDARE A DORMIRE











Crawl into your arms,
become the night forever.
Coiled and close, the moment froze.
Deform to form a star,
here on earth, together
I got time to share and a well used stare.


Raccolgo brandelli di parole
per dire ciò che con la parola non si dice.
Noi usiamo massimizzare in tre sillabe
l’appartenenza estrema all’Amore.
Eppure,
a giudicare da tutto il resto,
rimane fuori dalla mia porta,
una bellissima rosa rossa,
che nessuno ha voluto.


domenica 5 febbraio 2012

LA PRAGMATICA DELLA PRIMA PERSONA SINGOLARE





L’ozio crea dipendenza. Lo sto sperimentando sulla mia pelle. Il problema sta nelle lenzuola. Le mie sono di flanella. Flanella. Non seta, non cotone, non fustagno. Flanella. La flanella ha dei noti poteri soporiferi, soprattutto se fuori nevica o piove. Sono sempre stata una grande fan di quelle dormite di pancia che si fanno dopo pranzo, i giorni di festa. Sgattaiolando dalla cucina, mentre gli altri, evidentemente più proiettati di me nell’ars pulendi, sgrassano, spadellano, ramazzano, combattono contro quella bestia indiavolata di sporco. Bisogna avere un piede allenato per fuggire, però. 



FUGA TIPO N. 1
Tin tin … cinnnn… tin.. (posate contro piatti, piatti contro bicchieri, la tovaglia contro tutti)
-          Ahhhhh.. ho mangiato troppo..
(Tono di voce: fade out. Rigorosamente da pronunciarsi con: piedi rivolti verso la porta, sguardo sofferente, mano destra sull’addome gonfiato ad hoc. Il tono di voce fade out tornerà utile per l’uscita di scena in sordina). 



FUGA TIPO N. 2
Driiiiiin… drinnnn… driiiiiiiin……
-          Ma è il tuo? Ah, no.. è la mia questa suoneria..
(Tono di voce: manageriale. Bisogna far intendere ai commensali l’improcrastinabilità dell’evento chiamata. Espressione facciale: contrita, ma ligia ai doveri professionali. Se chiesto, alla telefonata bisognerà dare il nome di “chiamata di lavoro”. Rientra nella definizione di chiamata di lavoro il soliloquio di Topo Gigio defecante nella privata dimora di Cristina D’Avena. Se non si annovera Topo Gigio tra la propria cerchia di amici e/o conoscenti, fingere la chiamata, in modalità silenziosa, accostando l’apparecchio alle orecchie).



FUGA TIPO N. 3
Silenzio. Movimento lento di piatti e forchette. Tin…. Cin… tintin… tiiin.
-          Ma come?
-          Dici a me?
-          Sì… però..maccheccazzo! Potevi dirlo prima!
-          Cosa? Di cosa parli?
-          Lo sai benissimo!
(Alzarsi stizziti. La lite improvvisata ha, senza dubbio, un fascino barocco. Ma è lasciata per lo più ai borderline, persone sull’orlo di una crisi di nervi, maturandi al dodicesimo caffè, madri lavoratrici, praticanti legali. E’ fondamentale non dare alcuna spiegazione nelle ore successive, potreste perdere credibilità. Espressione facciale: creare con la plastilina gialla un lampo di tuono e porlo sulla fronte).



Chi mi ama veramente, invece, si alza e, senza che io possa dire qualsiasi altra cosa, ancor prima che possa meditare una qualsiasi fuga, diventa Mastro Lindo. Ti amo, Mastro Lindo. Sì, sì.