lunedì 30 aprile 2012

ODE ALLA VIRTU'


Quanto è bello, l'Amore.
Che ti fa strappare la pelle e le ossa.
Rimani nudo nel letto per ore.

Quanto è bello, l'Amore.
Sorridi, sei un idiota, non importa.
"Domani, son sicuro che non piove".

Quanto è bello, l'Amore.
tic tic tic tac tic tic, tic tic tic taccc ticcc ti ti ti tick
Scrivi un pensiero al telefonino.
Che carino.

Quanto è bello, l'Amore.
Non mangi per un giorno.
Hai lo stomaco in subbuglio.
"Cucina tu, che io non torno".


Quanto è bello, l'Amore.
Mercenari, puttane e fumatori d'oppio sembrano essere tutti d'accordo.

giovedì 26 aprile 2012

LA LIBERAZIONE DEI SENSI





In occasione della Festa della Liberazione, ho tirato giù queste due righe, che fanno più o meno così:


Liberiamoci.
Liberiamoci della musica ascoltata alla radio, quella che non ci piace.
Liberiamoci delle canzoni tristi quando siamo allegri, delle canzoni allegre quando siamo tristi.
Liberiamoci dello smog, delle polveri sottili e del fischio stridulo del treno della metropolitana.
Liberiamoci dei panni semi asciutti, quando siamo a corto di mutande.
Liberiamoci dei libri con più di 250 pagine, contengono informazioni che non ci occorrono per vivere.
Liberiamoci degli scontrini appallottolati nelle tasche dei cappotti.
Liberiamoci delle buste di mais che puzzano abbestia e che ci fanno pagare come se profumassero di biancospino.
Liberiamoci degli abiti che non indossiamo, continueremo a non indossarli.
Liberiamoci delle marmellate bio, abbiamo almeno altre 6 vite per mangiarle.
Liberiamoci dall’influenza delle Bellezze fatue.
Liberiamoci delle scatole vuote.
Liberiamoci delle scarpe strette.
Liberiamoci delle giornate troppo corte.
Liberiamoci delle buone abitudini.
Liberiamoci del Silenzio, se c’è da urlare.
Liberiamoci della Luna, delle Stelle, della Notte, se c’è da dormire.
Liberiamoci dei Sogni, se c’è da pagare una bolletta del gas di 268,54 euro.
Liberiamoci delle parole di cui non ricordiamo il significato, non ci servono.
Liberiamoci delle cose che non riusciremo mai ad ottenere.
Liberiamoci del ruolo che ci hanno imposto.
Liberiamoci delle aspettative degli altri, troppo diversi da Noi.
Liberiamoci delle appartenenze mal gestite.
Liberiamoci di chi non beve a tavola ed è pure astemio il fine settimana.
Liberiamoci di chi ci vuole paralitico.
Liberiamoci di chi parla troppo.
Liberiamoci di chi non ci ascolta.
Liberiamoci di chi ci lascia soli, soprattutto d'inverno.
Liberiamoci di chi non ci vuole bene, presto, di mattina.
Liberiamoci, se necessario, anche di noi stessi.

- ma solo per un minutino, eh. -



giovedì 19 aprile 2012

LA FORMULA ALCHEMICA DEI DOPPIONI



La varietà del creato è davvero sorprendente. Me ne accorgo viaggiando ogni giorno sui vagoni arancioni e puzzolenti del trasporto pubblico.
Questa mattina, ad esempio, a venti centimetri da terra, seduto su un passeggino, c’era un bambino che sembrava disegnato da Michelangelo. Mi guardava con i suoi occhioni di vetro blu e io, con la faccia grigia, dall’alto della mia età, un multiplo spropositato della sua, avrei voluto dirgli: “Scappa, baby, prima che la tua faccia diventi grigia come la mia”.
Tutto questo ha ispirato la mia personalissima teoria sulla creazione del genere umano. Ho pensato che deve esserci, da qualche parte, una sorta di Demiurgo che fa come lavoro il plasmatore di persone.
Se ne sta lì, su una ciambella di nuvole a disegnare, su un block notes a righe, le facce, i corpi, i tratti somatici dei prossimi tizi che appariranno sullo schermo del mondo, di quelli che dovranno nascere.
Ovviamente, il Demiurgo, con un carboncino ben temperato, compone ritratti adulti, perché, altrimenti, la sua attività si ridurrebbe in un tracciato di piccoli cerchi con puntini disposti a triangolo.
E’ accaduto, che, ad un certo punto non meglio precisato, ci sia stata un’impennata nella richiesta di bozzetti. Il Demiurgo, così, oberato di lavoro arretrato, si è ritrovato a chiedere aiuto a dei subordinati, che chiamerò, per comodità di scrittura, “praticanti”.
Dal quel momento in poi il mondo ha cominciato ad essere popolato da persone brutte, ma brutte brutte brutte, perfino bruttissime.
I praticanti, purtroppo, non avevano ontologicamente l’abilità del Demiurgo nel creare gli umani. Si distraevano in fase creativa. Certe volte, dimenticavano di aggiungere le gambe ai bozzetti, presi dai loro discorsi sull’esame da “Demiurgo Creatore di facce”, e, all’ultimo, aggiungevano quattro rette parallele. Ecco quello che suole chiamarsi errore fatale. Centinaia umani affetti da elefantiasi sul panorama della terra.
Certe altre volte, le facevano più corte, le rette. Altre centinaia di sfortunati, piccoli e neri.
Per non parlare dei tratti sfuggiti al controllo delle dita. E via di musi lunghi, nasi con le dune, capelli dritti, labbra che nemmeno Van Gogh avrebbe saputo immaginare.
Finivano anche per dimenticarsi quale fosse il sesso dei loro modelli. Un requiem, perciò, per tutte quelle donne con i peli sui capezzoli, per tutti gli uomini senza barba.Si lasciavano andare ad elucubrazioni verbali nel bel mezzo di un’opera e, inevitabilmente, il tratto si concentrava su alcuni punti. Avete presente le persone con le sopracciglia “importanti” o con la schiena irta di bulbi piliferi? Ecco, sono il prodotto della distrazione di questi creatori improvvisati.
Che colpa potevano averne loro? Alla fine, stavano facendo, a titolo gratuito, titolo gratuito, gratuito, gratuitissimo, un favore al Demiurgo, lo aiutavano a smaltire la mole di lavoro. E avevano tutto da imparare, non potevano mica creare dei doppioni. 

Quindi, da oggi in poi, se siete brutti, non prendetevela con Dio. Quel giorno aveva troppo da fare.

giovedì 12 aprile 2012

UNO SCELLINO PER IL MIO REGNO






Non so come sia accaduto,
ma sento di essere evaporata
dentro un involucro di carne.

Vago,
dalla punta del capello più lungo
all’orlo del pigiama.
Dall’incavo della gola
alle segrete dell’esofago.
 
E’ rimasto,
piccolissimo,
un brandello
dell’anima che usavo 
nell’altra vita
come parafulmine.

sabato 7 aprile 2012

PUNTO E NOTTE

                                              



La luna
è
solo
un grosso pompelmo
attaccato alle pareti della notte.

giovedì 5 aprile 2012

IPOTESI PARZIALMENTE PROVOCATORIE



Sono finalmente tornata alle buone abitudini di un tempo. Cambieranno pure gli scenari, ma la sostanza rimane.
Era un po’ che non accadeva. Giorni (ormai lontanissimi) ingiustificatamente equilibrati, quasi sornioni. Con un sorriso da beota stampato in faccia. Ma ora, no. Finalmente. Nel tragitto a piedi, dalla stazione a casa, rigorosamente al ritorno, ho ricominciato a parlare con Sophie. Sophie è un alter ego saggissimo. Quello che ha sempre la risposta giusta al momento giusto. Sibilla domanda, Sophie risponde. A voce alta, s’intende. Lungo il  viale dai fiori piccoli e fucsia, sul marciapiede di destra, costeggiando i murales che cambiano ogni 3 giorni.
Sibilla è una tipa sopra le righe e spesso prende il sopravvento. Le piace fare cose pensate sul momento. Così, con leggerezza. Cose che Sophie farebbe solo dopo un attento vaglio delle condizioni, delle reazioni, delle conseguenze. Sibilla pensa di essere una poetessa, ma, in realtà, il suo ruolo consiste nel fare cazzate a cui Sophie deve mettere una pezza.
Sophie è il contrappeso razionale dei macigni di follia di Sibilla, continuamente avvolta dai turbinii emozionali del suo cervello. Sophie studia, prende appunti, va a lavoro, risponde educatamente “Sì” senza punti esclamativi, obbedisce incondizionatamente quando c’è da obbedire incondizionatamente. Sophie non è un mero esecutore, sia ben chiaro. Se non ci fosse Sibilla, Sophie sarebbe Sibilla stessa. Perché è evidente che, in certi casi, c’è poco da star calmi.
Sibilla, spesso, pone domande meramente provocatorie a Sophie, solo per farle girare le palle. Sophie, in ogni caso, risponde. Anche al nonsense più spudorato.


IPOTESI PARZIALMENTE PROVOCATORIA

Sibilla: “Tu che ne pensi?
Sophie (che ha già capito tutto): “Beh, che dire.. Penso che alla fine.. se ci rifletti bene.. Basta mantenere la calma. Su, su.. Fai un sorriso. Ma che sarà mai. Sei abbastanza intelligente da capire che non vale la pena arrabbiarsi. No? Lo sai, No? Certo che lo sai..
Sibilla: “Sì, però…
Sibilla inizia inspiegabilmente a piangere. E quando Sibilla piange, Sophie s’incazza tantissimo. Però non glielo dà a vedere. Le cose peggiorerebbero irrimediabilmente.



IPOTESI NEO-ROMANTICA 

Sibilla: “Vorrei che  qualcuno mi aspettasse sotto il portone”.
Sophie: “Ma non avevi detto che eri stanca? Vai a casa, metti il pigiamino con le mucchine e fatti un paio di ore. Vedrai che, dormendo, ti sentirai meglio”.

Sistematicamente, Sibilla ignora le parole della saggia Sophie. Sale le scale, apre il portoncino, apre il portone, butta la borsa pesantissima a terra, si butta dentro la dispensa. Esce dalla dispensa con una collana di salsicce secche, pezzetti di rosetta a mo’ di anelli nuziali, un corpetto di peperoncini sottoaceto. E un velo, lunghissimo, di ovetti al cioccolato intrecciati in un ricamo ottocentesco.



IPOTESI NO GLOBAL

Sibilla: “Bastaaaa…!!! Ma che cazzo di vita è questa?!”
Sophie: “Tieni duro. Vorrai mica fare la disfattista di turno. E poi c’è la dispensa di ieri, ricordi? Shopping? Ok.. ok.. non shopping, shopping. Non te la prendere, dai. Dai, scherzavo. Però uno shampoo nuovo sì, eh?

Nell’ipotesi no global anche Sophie viene messa a dura prova. Perché, sotto sotto, pensa che Sibilla non abbia totalmente torto. Ma non può dimostrarlo, peccherebbe di saggezza. E Sibilla farebbe cose del tutto sconsiderate.



IPOTESI FINAL COUNTDOWN

Sibilla: “Stasera voglio rotolare lungo le stradine del baretto sotto casa, preda del raptus etilico”.
Sophie: “Il primo giro lo offri tu, no?

mercoledì 4 aprile 2012

LESSON NUMBER 2




                                                  

                                                     


Sola,
la città sola,
la piazza sola,
un solo orologio solo
nella notte,
sola.

Chissà con quale parola
i marziani
chiamano
l’odore dei gelsomini
nella piazza sola
di una città sola,
con un solo orologio solo
nella notte,
sola.