sabato 23 marzo 2013

SOLO SE (ODE AD UN GIORNO CHE NON HO SCRITTO SUL CALENDARIO)







Se solo potessi averti
come quel giorno
che eravamo in macchina
e io guardavo te
e tu guardavi me
e fuori dai finestrini
c’era la primavera.

Se solo potesse replicarsi
il vento
che ci agitava i capelli
lunghissimi e liberissimi
in altri ugualissimi
atomi di vento.

Se solo potessimo
sorriderci addosso
senza una valida ragione,
per non capire
sostanzialmente
cosa sta accadendo.

Se solo ancora la tua mano
-  la mano da cui ho preso
i baci con altri baci -
potesse ritornare a cercare
la mia che era sul sedile,
a primavera.

Se mai quel giorno
potesse tornare.
Se solo mai
quel giorno
dovesse ritornare
Amore,
lo sai,
io ti direi:
“Scusa, Amore,
non segnerò questo giorno
sul calendario
perché non so capire niente
di sensato in questo momento,
ma sai,
oggi,
proprio oggi,
me lo dovresti dire
anche tu
che è un giorno
assolutamente perfetto”.




martedì 19 marzo 2013

lunedì 18 marzo 2013

CONFESSIONI DI UNA POCO DI BUONO




I miei amici
si sposano
ogni fine settimana.
Tengono un calendario aggiornato
fatto al computer con excel 
delle cerimonie del circondario
e prenotano almeno
un anno e mezzo prima
una cappella perfetta.
Hanno bisogno di chiffon, 
taffetà, georgette e calicot.
Un cuscino ergonomico
in lattice
fatto su misura,
una batteria di pentole
di acciaio inox,
la macchina del caffè
con la mucca sopra.
Comprano le merendine buone
e la pasta che non scuoce
e non vanno mai al discount,
perché se ti vede il collega
pensa che sei povero.
E allora il giorno dopo,
in ufficio,
l’amico che non vuole
sentirsi povero
offre a tutti
la colazione con il cornetto
il cappuccino e l’aranciata.
E lascia pure la mancia di 5 euro.



Quel bambino
che era accanto a me,
nella sala dei bambini prematuri,
- e per questo nati sfigati -
ora è un colosso
di un metro e novanta,
mangia carne rossa tutti i giorni
e lavora con il trattore,
battendo le zolle.
Sputa per terra e gioca a calcetto
il giovedì.
Si è fidanzato 7 volte
e non ha mai detto “ti amo”
perché il padre non l’ha abbracciato
quando era piccolo.



Il bambino dell’asilo
che non voleva mangiare
i bastoncini di pesce
al mercurio che ci davano
ad un quarto all’una
nella sala mensa,
ha 4 figli
e un mutuo da pagare ogni mese,
un’auto di seconda mano,
un giardino di limoni,
una suocera di 69 anni,
una moglie da mantenere,
un cane che ha bisogno dell’anti pulci,
un gatto irriconoscente.



La mia compagna di banco
delle elementari
non ha nemmeno una ruga
e calza solo scarpe di cuoio.
Gioca a burraco
una volta a settimana
e non si mai fatta una canna,
tranne un tiro, una volta,
all’università.
Però lei sostiene
che l’abbiano imbrogliata
perché pensava che fosse
fieno moldavo.
Odia il disordine
e il letto se lo rifà
prima di andare a lavoro
altrimenti le viene il mal di pancia
e la gastrite
e non sta bene con se stessa.



Ora.
Io che abbraccio gli alberi,
io che prendo il sole
sopra la grata della finestra,
io che rubo ancora
i bicchieri nei pub,
io che lascio le scarpe
sotto il letto,
io che metto
le maglie delle medie
e penso di stare avantissimo,
io che accendo gli incensetti
ai frutti di bosco
quando sono di buon umore:



sono una cazzona totale.







giovedì 7 marzo 2013

BLUE






Quando torno a casa
e niente è a posto.
Manchi
almeno quanto
l’odiosa Povertà
che mi appartiene,
le pagine lasciate 
vuote per forza,
le stanze piene
di luce,
le sofferenze del mio 
giorno intero.
Non basta una sera
per raccontare
quanto manchi.
Come
qualcosa che assomigli
alla vita,
stasera.