L’acquisto compulsivo è la
risposta ai mali del mondo.
Un giorno, ero talmente triste
che ho comprato un set di ciambelline di carta da mettere a mo’ di collana al water.
Venti strati di igiene. L’estetica del gusto. L’estetica del bagno. Poi, ho realizzato che non sarei
riuscita a sopravvivere senza un collutorio per denti bianchissimi. Perché, se
mai un giorno mi fosse tornato il sorriso, non potevo, non dovevo, trovarmi
impreparata. Con una foglia di insalata sugli incisivi. Che vergogna, che
scempio.
Presto avrò bisogno di un
grammofono, lo sento.
Questo ineluttabile bisogno di
materia supplisce all’assenza di altra
materia nella nostra vita.
C’è chi lo chiama Ammore, chi la chiama cosmica Solitudo, chi si appella alle varietà
più fresche di ortaggi e alle good
vibrations (del Reggae). C’è chi è alla ricerca del vero io nell’altro io,
c’è chi non si conosce ma conosce gli altri, chi s’incammina e non torna più.
Chi torna. Chi ha la barba per nascondere il naso. Chi non ha il naso e rimane
all’asciutto. Chi non ha la barba, né il naso, né i capelli, né le sopracciglia
disegnate con i carboncini della Giotto. C'è chi conosce la storia del creato. C’è chi finge di conoscere le ricette
della Nonna. C’è chi mangia la nutella con il mestolo. C’è chi cucina la
domenica mattina i cannelloni. C’è chi fa il soffritto senza cipolla. C’è chi
giura che nessuno mai è stato mai nessuno. C’è chi si rovina la vita, però solo
parzialmente. C’è chi controlla che non si parli in Sala Riviste. C’è chi non
ha i soldi per il cinema del Sabato sera (ma anche del venerdì e della
domenica, ché il prezzo è uguale). C’è chi ricomincia a fumare dopo che aveva
smesso. C’è chi sposa una causa. C’è chi non si sposa mai. C’è chi prende la
sua croce e la ripone nel cassetto. C’è chi va ai concerti e piange se la
canzone è triste. C’è chi sosta in piazza. C’è chi nasce stronzo e muore,
inevitabilmente, più che stronzo. C’è chi è buono, ma anche un po’ stronzo, ma
poi, alla fine, sui fondamentali è buono. C’è chi ti presta i soldi. C’è chi
trova la cena pronta. C’è chi non mangia per non lavare i piatti. C’è chi si
compra un quaderno con i fogli tutti bianchi dopo che ha finito la pratica. C’è
chi si porta il pranzo da casa. C’è chi fa lo svuotafrigo con i fagioli cannellini, l’insalata riccia, l’uovo
sodo e il tonno. C’è chi ha sbagliato facoltà, ma si laurea lo stesso. C’è chi
si crogiola nella propria visione monoteista delle cose. C’è chi legge un libro
per conciliare il sonno. C’è chi ha la diarrea prima degli esami importanti. C’è
chi voleva fare il pilota di auto superveloci.
C’è chi voleva fare la scienziata. C’è chi ci ripensa e, alla fine, apre una panetteria per restare sveglio tutta la notte. C’è chi ha le mani da
fornaio, che diventano da intellettuale, e alla fine s’ingrossano un po’ a
forza di pugni sul muro. C’è chi fa serata con le patatine del Todis. C’è chi
manda tutti al diavolo, ma poi, anche no. C’è chi sogna di volare. C’è chi
sostiene che il volo sia solo il palliativo di Peter Pan. C’è chi mangia etnico e il giorno dopo si accorge di
aver bisogno delle ciambelline di carta da mettere intorno al water. C’è chi conosce la semantica dei
fiori gialli. C’è chi viene baciato dai cani, al parco. C’è chi fuma marijuana per avere visioni oniriche del
mattino. C’è chi fa delle dichiarazioni d’amore al proprio letto. C’è chi torna
a casa e abbraccia il tavolo. C’è chi
sostiene che bisognerebbe tenere un libro universitario in bagno. C’è chi si è stancato di parlare.
C’è chi ha appena smesso di
pensare a chi, come, cosa, quando. E mai che qualcuno mi dicesse il perché.