venerdì 25 maggio 2012

PORTA UN OMBRELLO, SE PIOVE






Nell'eterno dei tuoi abbracci
io trovo
la pace del tempo
che non mi è stato concesso.

martedì 15 maggio 2012

(SE) QUESTO E’ UN UOMO



E’ da qualche temo che penso che ci sia una relazione strettamente proporzionale tra l’Amore (ed i suoi innominabili surrogati) e gli effetti collaterali degli antipsicotici di nuova generazione.
Secondo un’affidabilissima indagine sociologica, su un campione di ben nove uomini su dieci (e, per uomini, non intendo il genere umano, ma gli ometti, quelli con gli attributi) si sono riscontrati dei picchi di idiozia nonsense, se posti per più di 24 ore consecutive alle pendici della zona pubica femminile.

I sintomi sono stati: 

1) percezioni distorte della realtà: il 75% degli uomini sottoposti al test pensava che la locuzione “a casa io e lei” equivalesse a “divertimento”.

2) astrazione fisica e mentale dal restante genere umano: l’83% delle fortunatissime cavie non rispondeva, con una reattività minima di 50 secondi, alle domande formulate dall’interlocutore. Per il 65% si riscontrava sguardo attonito e docce prolungate con bagnoschiuma alla fragola.

3) ipotrofia dell’emisfero sinistro del cervello: il 78% degli analizzati faticava nel ragionamento consecutivo e nell’analisi delle parti. Il 37% ha cominciato ad ascoltare Fabri Fibra e Mondo Marcio. Il 45%, l’ultimo album di Alessandra Amoroso.

4) ipertrofia dei polpastrelli: ben il 94% degli esaminati, mostrava un aumento delle cellule del tessuto palmare, dovuto all’utilizzo di cellulari o di altri strumenti hi-tech, in grado di inviare messaggini d’amore e filastrocche di buongiorno e buonanotte, da spedire categoricamente appena svegli e poco prima di andare a dormire.

5) episodi psicotici in astinenza: l’88% degli indagati mostrava irrequietezza e disturbi del ritmo cardiaco, se allontanato per più di 4 ore dal raggio di percezione olfattiva estrogena. Il 63% ha avuto allucinazioni diurne di triangoli della varietà cromatica del marrone sulla strada di ritorno dal lavoro. 

6) vista offuscata e/o perdita diottrie: il 23% del campione in oggetto sosteneva che il monociglio fosse una strada ad una sola corsia. 



E tu, che guardi lo schermo con un ghigno di sprezzo, con la faccia di chinondevechiederemai, non credere di essere immune. 

La malattia si sparge a macchia d’olio.



mercoledì 9 maggio 2012

UN TEMPO, DUE BRICIOLE DI PANE FACEVANO LE ROSE




Scriverò una lettera agli Argonauti
per conoscere il loro parere
sulla storia 
di due briciole di pane
che si affamano da sole
e su chi 
non vuol capire che
certe cose
son fatte per restare.


Un tempo,
due briciole di pane
facevano le rose.

domenica 6 maggio 2012

TRACK 0







Dovrò comprare uno di quegli occhiali riflettenti
per non farti capire quando rido,
quando piango
e quando le cose che mi dici hanno un senso.
Poi,
comprerò uno specchietto retrovisore,
per cambiare strada in tempo,
quando sei alle mie spalle.
E per spiarti,
solo se tu non mi guardi.

venerdì 4 maggio 2012

NEO-ROMANTICISMO FAI DA TE






Le persone che soffrono hanno bisogno di solidarietà. La sofferenza, tuttavia, molto spesso, se cagionata da questioni pseudo-relazionali ha durate altalenanti. Un giorno, ad esempio, sono stata contentissima, ma contentissima. Il giorno dopo no. Poi di nuovo un po’ contenta. Poi ho pianto in accappatoio.
Questo tipo di sofferenza necessita sempre di una certa denuncia sociale, di un vero e proprio manifesto. Tenerla tutta per sé è praticamente impossibile, bisogna spartirla con gli altri.
L’empatia nella sofferenza è una cosa davvero bella. Questo accade quando chi soffre incontra un altro che soffre e, insieme, possono anche fare l’amore. Oppure no. L’importante è che stiano l’uno accanto all’altro, a mescolare il dolore plastificato che sembra attanagliarli.
La felicità, invece, è una questione tutta autocratica. Ogni goccia di felicità, quando arriva, se arriva, magari Dio volesse, ce la autogestiamo benissimo da soli. Nel senso che la disponibilità tipica della sofferenza sparisce, svanisce, puuuf, nel nulla. Come se non si fosse mai sofferto prima, chiudiamo le porte del nostro microcosmo e non le apriamo, per nessuna ragione. Ovvero, le apriamo e stiamo ad ascoltare sull’uscio, con il braccio a paletto, a braccare il passaggio.

Le persone felici sono insopportabili, ve lo dico dal profondo della mia sofferenza plastificata formato famiglia.