domenica 12 febbraio 2012

LA REGOLA DELLA F




Quando un amico ti piscia c’è sempre una ragione. Generalmente, questa ragione coincide con un bipede avente sesso femminile. Di solito, il bipede in parola ha capacità di eloquio. Altre volte, no. Ma questo non è un dato fondamentale.
L’amico che ti piscia ha sempre qualcosa di indifferibile da fare. Deve fare l’alfiere nella partita umana di scacchi che si tiene ogni 5 lustri nel paese del cugino del suocero del suo chitarrista preferito, deve andare a caccia di mammut albini con il fucile a piombini datogli in dono dall’ultimo della dinastia dei Ming(hioni), deve fare la controfigura di Harry Potter al Festival di Canne(s), deve partecipare, con intenti poco sportivi, al Guinnes World Record dei rutti idonei alla rottura della barriera del suono, deve farsi fare i dreadlocks ai peli inguinali da un Jamaicano venuto apposta da Kingston Town, deve fare un provino per cantare nel Coro dell’Antoniano di Bologna, ché da piccolo l’aveva sempre sognato.
In realtà, il tuo estremo, unicissimo e volenterosissimo amico, non vuole assolutamente darti buca. Lui sta lì e ti guarda con i suoi begli occhioni. Vuole solo la libertà incondizionata per fuggire, volare via, come un uccellino, con il suo uccellino. In fondo, come mostrare disappunto per uno che ha intenzione di cantare Il Coccodrillo come faaaa? Non c’è nessuno che lo saaaa? Si dice mangi troooopppoooo, non metta maaaaaaaai il cappottooooooo…
E mai, mai e poi mai ipotizzare che ci sia una f di mezzo. Nella canzone del coccodrillo non ce n’è nemmeno una.

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