venerdì 13 gennaio 2012

IL MONDO IN 5 SEMPLICISSIME FASI





Il mondo, a quanto pare, non va proprio come dovrebbe andare. C’è stato un tempo, poi, in cui percepivo queste deviazioni, le deviazioni dal mio piano ideale di mondo, come delle ingiustizie incredibili. E me ne andavo in giro per la città con le cuffiette stereo a decibel non consentiti. Mi sparavo nelle orecchie le ballate più drammatiche che il panorama rock potesse offrire, dalla seconda metà del novecento fino ai giorni nostri. Certi giorni, i migliori, il mio momento emotive toccava pendici liriche. Mi venivano in mente dei versi che nemmeno Baudelaire e Keats in studio associato, potevano scrivere. Non so perché, però, poi quei versi me li dimenticavo sempre, uscita dall’aura del poeta maledetto, entrata nell’aura maledetta di chi non è poeta. Sono ben noti ai miei compagni di viaggio questi exploit esistenziali. E’ un flusso di coscienza che si può dividere in fasi. 

Fase misantropica. E’ indubbiamente il momento migliore. Una completa estraneazione dalle circostanze ed in generale, dal genere umano. Sia chiaro, io adoro gli umani. Solo che, ogni tanto, capita di imbattermi in degli esemplari, per così dire, minori. Rappresentanti degeneri di una razza di tutto rispetto. E a me, che non piace fare distinzioni di sorta, accade una cosa in particolare. Si innesca un’inspiegabile connessione tra i buoni e i cattivi, e così tutti i buoni, insieme ai cattivi, diventano cattivi. Questa è la miccia della fase misantropica.

Fase raminga-stereo. Fatte le mie estreme considerazioni, devo camminare. In solitaria, ovviamente. Camminare, camminare, camminare. Arriverei anche ad Honolulu, se non mi dovessi fermare a fare la pipì, di tanto in tanto. Che bello è camminare. Ti ritrovi in posti fantastici, certe volte. E mi capita quasi sempre di pensare di portarci uno dei rappresentanti migliori del genere umano, che, di solito, è un mio amico, o il mio ragazzo. La fase raminga, è sostanzialmente collegata alla fase stereo, vale a dire, camminare ascoltando musica. Una combinazione troppo vincente. La sola fase stereo non renderebbe alla stessa maniera. Dovrei restare in casa e mi godrei lo spettacolo solo a metà, perdendomi le immagini che fluiscono al mio passo.

Fase meta-realtà. Nella fase meta realtà, c’è la sufficiente estraneazione per credere di poter vivere sempre così. Camminando e massacrandosi le orecchie. Non chiedetemi perché, ultimamente, non sento bene all’orecchio destro. Sta di fatto, che questa fase è la più breve, perché dura l’intervallo tra il picco esistenziale e l’impegno successivo.

Fase distopica. Ovvero, il mondo è una merda ed ora ci devo anche ritornare. “Papà, papà, non voglio ritornarci..non mi piace! Uff… non mi piace.. gnè gnè gnè..non mi piaceeeeeeeeeeeeee!”. Papà, non c’è e non mi risponde. Continuo a pestare i piedi a terra e a dire gnè gnè gnè, magari c’è una controfigura che mi caga. La fase distopica può essere caratterizzata dell’assunzione di considerevoli quantità di nutella.

Fase finale. Se tutto ha avuto il proprio regolare corso, la confluenza alla fase finale apparirà come naturale. Questa fase è neutra, o meglio, si biforca in un finale auspicato e in uno non auspicato. Il primo consiste nella pacifica accettazione dello stato dei fatti. Una sorta di raggiungimento del Nirvana delle ragioni (di vita). La fase non auspicata, invece, dà nuovo inizio all’exploit esistenziale, e dunque, alla fase misantropica.


Detto questo, inforco le cuffiette.

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