martedì 17 gennaio 2012

SUL PERCHE’ LA STRADA DEBBA ESSERE POPOLATA DAI TRANSFORMERS






Se c’è una cosa che ho capito in più di un anno di militanza nei Tribunali, è che gli uomini di mezza età (e con mezza età, intendo, per via dell’inarrestabile allungamento della vita, quegli esemplari nati nell’intervallo tra la Rivoluzione russa e la fine della Guerra in Corea), di cravatta adornati, non sono disposti, mai, mai e poi mai a cedere il passo. Come se la Cavalleria fosse esclusivamente l’insieme delle unità militari montate a cavallo. Punto, nient’altro. No other info provided. Alla fine, se ben ci penso, è del tutto lecito credere di avere a disposizione il transito esclusivo dei corridoi, dei marciapiedi, delle strade del mondo. Camminando a testa alta, con lo sguardo tronfissimo e il naso all’insù, a cercare l’infinito. Per comodità di scrittura, li chiamerò Gli uomini che tutto sanno.
Va detto che solo pochissimi prescelti, in realtà, ignorano in toto la cognizione spaziale degli elementi circostanti. E questo è un vero peccato. Lo è perché assistere al cammino bendato dell’Uomo che tutto sa, nel luogo che non conosce è una delizia per altrettanto pochissimi gourmet del genere. 
Solitamente, l’Uomo che tutto sa, gode dell’incredibile, avviluppante, onniscienza negata al resto dei mortali. Lui lo sa, perché sa per definizione. Ed è qui che nasce il problema. Navigare in acque ignote, pone, l’Uomo che tutto sa, in una situazione incresciosa. La definizione di uomo che capisce, che intende, che vede e prevede, s’incrosta. La sua consistenza ontologica viene a mancare. Un perdita totale dell’essere. Ma l’Uomo che tutto sa questa cosa qui proprio non è disposto a confessarla. Quindi, anche se i luoghi che percorre sono a lui sconosciuti, lui li conosce, lui sa. Basta.
Ciao Uomo che tutto sa, con la tua giacca in tweed, i pantaloni a costine dè mi nonno, l’impermeabilino dell’Upim e l’ombrello di Mel Gibson in Braveheart.


Oggi non hai capito un ciufolo a sonagli. Guarda che sole che c’è, lì fuori.

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