La poesia,
sai, unisce.
Carver aveva
51 anni.
Un anno dopo
di morire.
E’ un
veggente come me.
So quando mi
arrivano le lettere a casa
e il giorno
in cui me le hanno spedite.
Riesco
addirittura a prevedere
quanto è
arrivato a costare il latte
in questo
mondo, in quel supermercato.
So cosa
pensi.
Non credere
che io sia gelosa,
ma ho più
paura di ieri.
Sarà perché
la gente mi ha davvero stancato.
La gente è
imprevedibile
e fa cose
pazze.
Cose che io
non farei nemmeno messa
sui carboni
ardenti, sotto minaccia
con un
cappello di paglietta
e una spiga
di grano tra i denti.
La gente è
pacchiana.
Mi chiedono
un posto.
Ma io non
voglio nessuno accanto.
Penso che
sto viaggiando
e che non
voglio nessuno accanto.
Però non
dico niente
perché sono
sempre stata una ragazza gentile
e di buone
maniere.
E poi
succede che qualcuno si siede
con il suo
culo grosso sul mio zainetto
pieno di
magliette piccole estive:
la speranza
che smetta di piovere.
Ora sconto
il peso della mia gentilezza
con questo
elefante accanto
e una gamba
formicolante.
Faccio finta
di niente e penso
a quanto
eravamo belli da giovani
io d’estate
dormivo un sacco
e mangiavo
pasticcini a colazione.
Avevo un
futuro brillante
e parlavo
correntemente 3 lingue.
Quando ero
giovane e lo eri anche tu
so bene che
facevamo le stesse cose.
E non voglio
ribadirlo ancora questo concetto.
Si può fare
l’amore anche tutti vestiti
mentre c’è
una mezza dozzina di gente intorno
che parla,
che ti parla, che mi parla.
Io però
faccio finta di dormire.
Ci si può
abbandonare anche tutti vestiti
con le luci
piccole e fioche e gialle
e lo stomaco
e il fegato e il cuore
tutti nella
gola
che ti
chiedono che c’è.
Si può
respirare anche tutti vestiti
ma credimi,
nessuno di noi lo era
in quel
momento.
Dentro
questa testa non c’è niente di speciale
è il cuore che
parla.
Il cuore che
è più piccolo della testa.
Carver aveva
28 anni.
Non aveva il
pigiama, ne sono sicura.
http://www.youtube.com/watch?v=WfFtIcQlpQk
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