domenica 14 ottobre 2012

MA LA DOMENICA NO





Le domeniche di ottobre di quando avevo 15 anni, andavo nel campetto vicino casa, a guardare i miei amici giocare a pallone.
Quanto mi sembrava grande quel campetto.
Noi ragazze stavamo sedute ai margini, rannicchiate sulle radici nodose dei platani accanto all’ala sinistra. I ragazzi, invece, tiravano calci fino a sera, con i pantaloncini tagliati e le maglie bianche dei fratelli maggiori.
A casa, al mio ritorno, mi avrebbe aspettato l’aroma acre dell’uva pigiata della cantina di nonno. L’erba bagnata dal calare del giorno. L’odore della notte prepotente, che ingoia la luce che vorresti.  Lo scoppiettio delle frasche bruciate. Le parole di nonna, di non prender freddo ché sta per piovere. Il giorno dopo, avrei avuto geografia a scuola. 
Quei pomeriggi, in questo momento, mi sembrano così lontani, così irrimediabilmente diversi.
Sarà perché oggi, su quel campo, c’è una villa quadrifamiliare.





3 commenti:

  1. La domenica, quando ero bimbo, non vedevo l'ora di tornare a casa dalla messa perchè i miei mi compravano una pasta alla crema e perchè odiavo i lunghi prediconi del prete. Che sete avevo dopo quella noiosa quasi ora..sete di risate e di giochi con gli amici. Sgusciavo fuori dal vestito della festa come quel topo col cappello messicano e quel nome di formaggio ammuffito , in fuga perenne dal gatto nero alquanto basito..e poi, se mia mamma non mi vedeva, con la nuvoletta al mio seguito mi buttavo nell'erba fresca a macchiare i miei orribili stracci della domenica sulle ginocchia. Lo chiamavamo il campetto..era una distesa scoscesa in pendenza accanto al mio cortile..quell'orribile dislivello che ad ogni calcio sbagliato obbligava il malcapitato al recupero di un pallone troppo veloce e troppo lontano per raggiungerlo in tempo. Il verde pacifico nascondeva quelle odiose ortiche che mi pungevano le mani..il vapore di rugiada fresca asciugata dal sole mi ricordava quel giorno speciale in cui la scuola non esisteva. Le sbucciature sui palmi e sulle ginocchia pizzicavano mentre calciavo sempre più forte quel pallone..così forte da dimenticare le cadute continue fino alla sera. Col calare delle tenebre, come un soldato che ritorna dal fronte, rientravo in casa fiero di quel giorno vissuto senz'alcun orizzonte. Che bella l'infanzia priva di agoniosi pensieri, ricordo tutto come se fosse ieri. Peccato che oggi sul mio bel campo è in costruzione proprio una villa plurifamiliare a 4 piani che lo sostituisce d'incanto.

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